La Vedetta della Settimana ( dal Radio Corriere – 1949)
(Dal Radio Corriere -1949)
Con le «vedette» che sono sfilate finora ai nostri microfoni nelle scorse settimane, abbiamo presentato un vasto e colorito panorama della musica leggera di oggigiorno nelle sue espressioni più vive e caratteristiche — dalle sambe brasiliane ai blues negroamericani, alle esecuzioni di be bop e alle loro rielaborazioni europee — pervase da quel ritmo pulsante e inesorabile che pare connaturato all’essenza stessa della nostra vita odierna.
Il programma che andrà in onda questa settimana vuole essere una distensiva parentesi melodica all’incalzare dal ritmo e tende a ricreare un’atmosfera più calma e pacata in cui la musica, e propriamente la canzone, si svolge con intima aderenza alla tradizione e alla sensibilità italiana e al nostro più profondo substrato etnico.
L’interprete di questo programma é una autentica «vedetta» italiana, ben nota al pubblico ed agli ascoltatori, Lya Origoni. La sua attività artistica, intensa e multiforme, abbraccia un vasto ambito che va dalla canzone all’opera, dalla rivista allo spettacolo radiofonico e in cui la sua musicalità si esplica con eguale eccellenza, interessando le gamme più svariate.
Lya Origoni proviene dalla Scuola di canto del Teatro dell’Opera,
Ha preso parte a varie stagioni liriche, e si é dedicata alle riviste, all’operetta, e alle trasmissioni radiofoniche. «Vedetta» nella compagnia di Totò fu poi, insieme a Rabagliati, in una delle più applaudite riviste musicali e successivamente compì una
lunga «tournée» artistica nell’Europa settentrionale cantando, tra l’altro, alla Scala di Berlino e al Winter Garden. Tornata in Italia, riapparve in diverse riviste, più si dedicò alla prosa e recitò con Giulio Stival.
Dopo una «tournée» con Macario, ritornò al teatro lirico e cantò alla Scala, di Milano nell’Orfeo ed Euridice di Gluck. Svolse una lunga attività alla Radio, che continua tutt’ora, e dopo essere stata «La Vedetta della Settimana» diventerà la «vedetta» della nuova compagnia di Totò, che inizierà fra breve una «tournée» sulle ribalte italiane.
Dotata di un temperamento spiccatamente drammatico, Lya Origoni ci offre delle interpretazioni personzalissime, piene di pathos e di emotività, in cui la canzone diventa elevata espressione e lo spunto musicale si arricchisce di echi e di suggestività profonde trasfigurandosi intimamente in sentimento.
L’accompagna nelle sue esecuzioni il complesso diretto da Umberto Chiocchio, il ben noto pianista e compositore. Un complesso nuovo ed originale che si vale anche dell’organo elettrico, e che sviluppa nel suo insieme una varietà di effetti, di risorse e di possibilità musicali veramente impensate. Gli esecutori sono sette, ma la singolarità e l’eLeganza delle orchestrazioni – e soprattutto i contrasti timbrici e coloristici (specialmente fra organo e chitarra elettrica) e le giustapposizioni sullo sfondo armonico ricchissimo, conferiscono al complesso una pienezza, una fusione e un carattere propri di un’orchestra a più vasto organico.