Il Secolo-La Sera: recensione di M.Ramperti
Il Secolo-La Sera Milano, 30 aprile 1944
Diceva Mistinguette (la leggendaria intramontabile Mistinguette, che, ancor oggi esibisce le celeberrime gambe, quotidianamente martoriate dalle benefiche ma poco complimentose mani dei massaggiatori) che la classe di una “vedetta” si misura dal modo in cui ella scende le scale. Non — intendetemi le scale di casa sua: le scale del palcoscenico da rivista, quelle scale luccicanti, sommamente decorative, che si fondono, in alto, con una cascata di serici drappeggi. Ebbene, far credito, in materia, mi par par proprio che una stella d’alto rango sia nata. Una stella che non s’ammanta di sensazionali eccentriche eleganze, una stella senza “aspri” e senza piume di struzzo, una stella dall’esile fragile corpo e dal sorriso pudico: una stella, insomma, di nuovo genere, distante mille miglia dal tipo classico delle subrette.
Sa scendere le scale. Lentamente e pur rapidamente: non so bene come, ma in tutt’e due modi insieme. Un attimo dopo essere apparsa, è già al proscenio, eppure non hai avuto la sensazione che il suo moto sia stato rapido, non hai visto le sue ginocchia scomporre l’apiombo della veste. Ti ha forse distratto il volo delle sue mani, che già accompagnano, lievissime, armoniche, il distacco della prima nota dalla gola.
Canta. E la voce si eleva limpida, squillante: una voce che s’invola verso la folla, senza chiedere l’ausilio misericordioso di un diffusore. Agli angoli del palcoscenico, gli altoparlanti, vedovi del suono, hanno l’aria sconsolata di mascheroni da tragedia …
E le mani, lunghe sottili mani, seguono l’onda melodica: s’elevano nell’acuto, si congiungono al petto, sotto il mento abbassato, nelle pause. Mani che parlano, commentano, sottolineano, aggiungono fascino alle parole d’amore delle canzoni.
Come il volto, velato da una nebbia sottile di malinconia o animato da una trepida soavità.
Questa è Lia Origoni. Ci è ritornata così dalle famose scene del Winter Garten e della Scala di Berlino, dove, in poco più d’un anno, iniziando modestamente, era giunta a ruoli di primaria importanza. Donna istintivamente elegante ed artista di classe, ha, forse, un solo torto: quello di possedere doti apprezzabili solo da parte di un pubblico intelligente e propenso a delibare la finezza di una subretta senza piume, senza caudati abiti di lustrini, senza procaci abbaglianti nudità da mostrare …
(Marco Ramperti)