Una stella nel firmamento dello spettacolo italiano
La Nuova Sardegna 22 Dicembre 2007
Il Comune di Roma ha dedicato una serata d’onore all’artista sarda
ROMA. Una sorta di magia scende sul pubblico della sala Protomoteca in Campidoglio, quando le note di «Illusione, dolce chimera sei tu…» accompagnano l’ingresso di Lia Origoni, l’artista sarda a cui il Comune ha voluto dedicare, ieri, una serata d’onore, in collaborazione con le Associazioni dei Sardi della capitale.
Alla presenza di Gemma Azuni, presidente Commissione politiche sociali, Adriana Spera, presidente commissione Elette, Gianfranco Dedola, assessore alla Cultura della Maddalena, Lia Origoni ha deliziato i presenti rispondendo con humor alle domande.
La sua carriera è iniziata nel 1938 con una borsa di studio del Teatro dell’Opera. Poi debutta al Valle di Roma nella rivista «Quando meno te l’aspetti» di Galdieri con Toto, la Magnani e Castellani. Con aria divertita l’artista ricorda che all’epoca i cantanti, pur di lavorare in una compagnia così importante, accettavano paghe giornaliere di 30 40 lire, mentre i grandi arrivavano a compensi elevati (Totò 1000 lire, la Magnani 500). Lia Origoni aveva chiesto 300 lire al giorno. Durante il provino sostenuto negli studi di via Veneto, alla fine del pezzo si stacca un po’ d’intonaco dal soffitto. L’impresario Epifani le chiede di riprovare e l’episodio si ripete, a causa delle vibrazioni prodotte dalla sua voce. «La parte è tua e l’hai davvero meritatal» le confermerà. Poi fu la volta della Scala di Berlino, il tempio delle grandi stelle internazionali come Jacques Tati, Wemer Kroll, Loni Hoiser. Per il recital speciale del 2 novembre del 1942 Tito Schipa le chiederà di cantare in sostituzione della sua partner, improvvisamente influenzata, sarà un trionfo, forse anche un po’ umiliante per Schipa che riceverà meno applausi di Lia. Lavorerà con Macario in «Follie d’Amleto» e nel 1946 il massimo teatro italiano le aprirà le porte con una parte nella Traviata. In quella edizione la regia era affidata al giovane Giorgio Strehler che durante le prove le dirà «A te non devo dire niente, muoviti come vuoi…».
I palcoscenici internazionali la richiedono con insistenza ed in quegli anni Parigi diventerà il centro della sua vita artistica. Lavorerà con Maurice Chevalier e Jilbert Jule, ma rifiuterà di diventare cittadina francese, perché l’Italia e la Sardegna saranno sempre al primo posto nei suoi pensieri. Ieri al Campidoglio, per l’occasione sono stati proiettati dei filmati inediti del 1939, quando Lia fu scritturata dalla Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche e fonovisive che nel 1944 cambiò nome in Rai) e fu la prima cantante ad ottenere un contratto. Erano le prime trasmissioni sperimentali in video, irradiate solo per pochi apparecchi, quelli di Mussolini, del Papa, del Re e di alcuni notabili, insieme con un negozio in via del Corso a Roma dove potevano essere viste dai passanti. Oggi Lia Origoni vive in Sardegna, alla Maddalena, dove ogni notte con il computer versa ed elabora le sue registrazioni in cd. Questa donna determinata e non incline ai compromessi (rifiutò la corte del potentissimo Goebbels) indica anche alle nuove generazioni il messaggio, partito dalla Sardegna e verso il mondo intero, di un’arte che unisce e la sua vita ed è esempio di come una donna può raggiungere le vette più alte della professione senza rinnegare la propria dignità di persona.
(Barbara Calanca)