Io son l’umile ancella – 1 Parte
Incontro Lia Origoni nella sua casa de la Maddalena in un pomeriggio assolato d’estate, durante quella che per molti è considerata “controra”, ma che per Lei rappresenta l’equivalente delle prime ore della mattina. L’abitudine di una vita d’artista la costringe oramai a passare buona parte della notte ad ascoltare la radio, a guardare la tv di tutto il mondo, addormentandosi intorno alle 4 come se avesse appena terminato un concerto: il suo risveglio naturalmente non avviene quasi mai prima delle 12 e solo allora comincia la sua giornata.
Questa abitudine unita al riserbo che da sempre la distingue, l‘hanno fatta apparire a molti suoi concittadini distante e diversa, mentre è solo l’abitudine professionale di una vita. Una vita ricca di successi e di riconoscimenti internazionali che però per lungo tempo sono stati misconosciuti proprio dalla sua terra. Lia Origoni è stata tra le artiste più significative degli anni 40/60 spaziando tra opera lirica, rivista e teatro, per la sua voce e per le sue capacità interpretative è stata la vedette dei teatri più importanti d’Europa: dal Teatro Valle di Roma al Winter-Garten e alla Scala di Berlino, dal Sistina e dall’Opera di Roma alla Scala di Milano, dalla Sala Pleyel e al Moulin Rouge di Parigi al S. Carlo di Napoli, dai microfoni della Rai alle tavole del teatro di prosa impegnato. Prima artista a cui la TV sperimentale di Stato nel 1939 ha concesso un contratto, prima artista italiana ad interpretare l’Opera da tre soldi di Brecht.
Lia Origoni nasce il 20 ottobre del 1919 a La Maddalena, da Pietro e Rosa Francesconi, il ramo materno è di origine viareggina, la famiglia Origoni è invece tra le più antiche insediatesi alla Maddalena, è presente infatti sull’isola fin dal 1776 ed è di origine ligure – spagnola. Un certo temperamento artistico è già presente in famiglia, suo zio Giacomino Origoni infatti sarà uno tra i primi attori del cinema muto italiano, mentre la sorella Nena diventerà negli anni ’60, un’affermata pittrice con il nome di Metella Pattis.
L’amore per la musica è sempre stato presente in casa, soprattutto alimentato dalla nonna e il suo temperamento artistico e la capacità di “sentire il palcoscenico” saranno ben chiari già all’età di 4 anni quando, davanti alla mitica Madre Superiore Gotteland fondatrice dell’Istituto S. Vincenzo e dall’Ammiraglio comandante della piazza, continuerà a cantare una canzoncina “ai polli porto il grano” nonostante che i mutandoni del costume di scena si fossero sganciati durante l’interpretazione.
A otto anni il primo spettacolo da protagonista nell’operetta “Ricevimento di piccoli personaggi” di Costa dove, ironia della sorte, impersonerà una famosa soubrette di ritorno da grandi successi. Ma il vero debutto, la sua prima audizione, avviene nell’estate del 1934: il grande tenore Bernardo de Muro era ospite, a Caprera, della figlia de1l’eroe dei due mondi Clelia; Lia, appena quindicenne, accompagnata dallo zio Giacomino, viene invitata a cantare davanti alla tomba di Garibaldi alcune arie tratte dai films di Marta Eggerth. Sia Clelia che De Muro saranno unanimi: questa ragazza deve studiare canto e dedicarsi alla musica. Proprio questo giudizio unanime e autorevole fatto da due dei simboli più prestigiosi della sua terra, la convincerà a lasciare gli studi già intrapresi di violino, e a continuare gli studi di canto.