Io son l’umile ancella – 6 Parte
Dopo Milano la Origoni andò a Venezia dove conobbe il mondo del Cinema; prese dapprima lezioni da Memo Benassi, poi da Giulio Stival che, appena la sentì recitare, le propose di
interpretare “la femme fatale” nell’ “Addio giovinezza” al teatro Goldoni di Venezia, ggiungendo al testo un quarto atto, tutto dedicato alle sue canzoni. Nel marzo dello stesso anno la ditta Origoni-Stival debuttò con “Sogni d’amore” al Mediolanum di Milano; in compagnia c’erano Lilla Brignone, Roberto Villa e molti altri attori quasi tutti provenienti dalla prosa. Alcuni testi dello spettacolo erano stati scritti da Vittorio Gasmann e da Casalbore. Durante quello spettacolo la andò a trovare uno degli impresari della Wanda Osiris che la scritturò per “L’isola delle Sirene” con Carlo Dapporto, spettacolo musicato dal Maestro Danzi: Wanda Osiris saputo l’accaduto andrà su tutte le furie riuscendo alla fine a portarle via la rivista. La guerra tra prime donne era ed e ancora una delle dure e sempiterne leggi dello spettacolo. A tale legge Lia si è sempre
sottratta: ha sempre preferito ritirarsi piuttosto che ingaggiare sordide trame o feroci battaglie, impersonando uno stile che l’ha sempre contraddistinta. In questo caso altre interpreti avrebbero potuto sequestrare lo spettacolo, o intraprendere battaglie legali,
ma non lei: la sua rinuncia le fu contrattualmente pagata, e lo spettacolo vide la Osiris come protagonista.
Mentre era a Milano, Lia aveva trasferito la famiglia a S. Michele di Pagano (Rapallo), ove, nello stesso stabile, al piano superiore, abitava Tripolina Einaudi figlia del Presidente della Repubblica. Proprio per questa circostanza, durante una visita del Presidente alla figlia, accadde un episodio divertente e “rivoluzionario”: le forze dell’ordine chiesero in modo non cortese alla famiglia Origoni di cedere la casa al Presidente per consentirgli un soggiorno “sicuro” nella piccola città rivierasca. Un esproprio vero e proprio senza peraltro offerta di alternative di alloggio e con gravi e ovvi disagi da sopportare. Tale richiesta non solo venne rifiutata ma per protesta l’arrivo del Presidente fu accolto dalle note della Marcia Reale (inno sardo) intonata da
tutti i componenti della famiglia. In quegli anni in riviera ligure, risiedeva anche Macario, che desiderava avere Lia in un suo spettacolo: Lia rifiutò più volte, ma, dopo ripetute insistenze, accettò ad una condizione il suo nome doveva essere in Ditta. La ditta Macario-Lia Origoni debuttò quindi all’Odeon di Milano con Follie d’Amleto; lo spettacolo era composto da vari quadri in cui Lia e Macario facevano vita a sé, solo il finale li vedeva insieme.
Ma Macario difficilmente aveva l’abitudine di dividere la ditta con alcuno; quindi, disattendendo un impegno contrattuale proprio al debutto, fece uscire dei cartelloni con solo il suo nome, prontamente sostituiti durante la notte pena l’annullamento dellospettacolo. Non contento, un mese dopo, nei quotidiani fece uscire avvisi pubblicitari che promuovevano lo spettacolo: “Macario e le sue donnine”. A quel punto Lia, lasciò la compagnia e Macario, per ripicca le sequestro i “famosi” bauli. Si arriverà ad una causa legale nella quale Lia riuscirà a trarne vantaggio, mantenendo comunque buoni rapporti con Macario, e soprattutto con la moglie.